Rai, il caso Iannacone: premiato da pubblico e critica ma cancellato dai palinsesti

Ezio Bosso Domenico Iannacone I dieci comandamenti
Domenico Iannacone con Enzo Bosso in Che ci faccio qui su Rai3

di Marco Zonetti

Scorrendo il rapporto Qualitel stilato ogni anno dalla direzione Marketing Rai con l’intento di misurare il gradimento delle trasmissioni della tv pubblica, apprendiamo che il pluripremiato programma di Rai3 Che ci faccio qui ideato, condotto e diretto da Domenico Iannacone, risulta uno dei più apprezzati della Terza Rete, con un indice pari all’8.6. Lo stesso di due celebrati programmi di Piero e Alberto Angela, ovvero Super Quark e Italia -Viaggio nella Bellezza, entrambi in onda su Rai1. 

Qualitel - Domenico Iannacone - Che ci faccio qui


Con un tale pedigree, stupisce dunque l’assenza di Che ci faccio qui nei prossimi palinsesti della nuova Rai che evidentemente non hanno trovato un posto, seppur piccolo, per il programma di Iannacone, lodato dalla critica televisiva, forte di un nutrito seguito social e amatissimo dal pubblico di Rai3. 

Innanzitutto, come si domanda anche Dagospia, a cosa serve realizzare un ambizioso rapporto annuale in (costosa) collaborazione con il consorzio composto dagli Istituti MG Research, Noto Sondaggi, EMG Different e GPF Inspiring Research, effettuando ben 383.385 interviste su 23.992 individui, se poi una trasmissione fra le più apprezzate da pubblico e critica viene cassata dai palinsesti o non è protetta adeguatamente dall’azienda? 

Andrea Parrella su Fanpage.it racconta in maniera esaustiva le vicissitudini che hanno portato alla cancellazione di Che ci faccio qui dall’offerta Rai prossima ventura, vicissitudini “tecniche” che si radicano in una pregressa condotta del tutto criticabile da parte dell’azienda verso il programma. Malgrado l’ottimo risultato di pubblico, i lusinghieri riscontri da parte della critica, uno su tutti il commento della firma di punta del Corriere della Sera Aldo Grasso, e i tanti premi assegnati al format e al giornalista, la Rai ha infatti più volte cambiato orario e giorno di programmazione di Che ci faccio qui, spostandolo via via in fasce sempre meno “accessibili” e penalizzandone così la fruizione da parte dei telespettatori. Basti leggere sui profili social di Iannacone o del programma le migliaia e migliaia di proteste del pubblico per il trattamento perpetrato dall’azienda. E ora, addirittura, la scomparsa dai palinsesti.

Erede de I dieci comandamenti e, in generale, di tutta la produzione firmata Domenico Iannacone, Che ci faccio qui ha sviscerato nelle sue cinquanta puntate pari a cinque edizioni, una serie di storie straordinarie di personaggi straordinari (“gli ultimi raccontati senza retorica”, cit. Aldo Grasso), approfondendo una miriade di problematiche sociali dei nostri tempi: la disabilità (con uno splendido omaggio a Ezio Bosso), i migranti, la reintegrazione dopo il carcere, l’ecologia, la malattia mentale, con ulteriore approfondimento del follow up L’Odissea in collaborazione con il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi, l’indigenza, e così via, inoltrandosi anche in argomenti spinosi come quello relativo all’Ilva di Taranto o gli strascichi della strage di Viareggio. L’emblema del servizio pubblico, insomma, ovvero quello che dovrebbe rappresentare la missione precipua della Rai.

Peccato però che, osservando la composizione dei prossimi palinsesti, le presenze ma sopratutto le inquietanti assenze, come nel caso di Che ci faccio qui e l’arte di Domenico Iannacone di raccontare la società, l’idea di servizio pubblico da parte della Tv di Stato vacilli pericolosamente. A spese nostre.

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